Avventure di poeta N° 1 – I vichinghi

Introduzione

Ho deciso di inaugurare questa nuova rubrica senza andare a capo.
Ciò significa che non è una poesia.
“Avventure di poeta” è un diario che voglio tenere per i posteri nel caso in cui un giorno io dovessi morire, e così rimarrà una testimonianza veritiera delle avventure del sottoscritto.
C’è il fatto poi che quando ho aperto questo blog mi son detto: “io non voglio fare il diario, io non voglio raccontare i cazzi miei alla gente”. Ma è passato tempo e credo che sia venuto il momento, non dico di raccontare quante volte al giorno vado di corpo o i dettagli piccanti della mia invidiabile vita sessuale, che questo non frega a nessuno, ciò di cui voglio parlare sono le avventure di poeta.
Aggiungo poi che in questo periodo non sto scrivendo molte poesie perché è più un periodo di avventure. Dunque per non lasciare queste pagine virtuali ferme e stagnanti mi sembra il caso.
Mi scuso se queste righe saranno confuse ma è che non son più abituato a scrivere in prosa e dunque può succedere.

Il Poeta può?

Il poeta può essere avventuriero?
Sì.
Ieri notte ho visto un film con Banderas.
Lui nel film è un poeta arabo e c’è pure il povero Omar Sharif.
Che evidentemente aveva bisogno di soldi.
Comunque il film si intitola “Il 13° guerriero”.
Banderas a un certo punto si trova con 12 marcantonii (non so se il plurale di marcantonio vada con due i), vichinghi. Giuro. Da poeta di corte arabo diventa poeta d’avventura coi vichinghi.
E da lì inizia un fraccalemme di botte da orbi nel nord dell’Europa vichinga. Lui all’inizio si caga ma poi diventa poeta guerriero. Il film fa schifo e non ho visto la fine ché Megavideo a un certo punto si blocca. Meglio così. Li ho lasciati nelle grotte degli uomini-orso che sono i nemici dei vichinghi. E sono pure cannibali.

Io con i vichinghi di Banderas tendenzialmente non ci andrei, ma è anche una questione di opportunità.
Banderas a un certo punto si trova con i vichinghi, non si capisce bene perché, diciamo che serviva il tredicesimo, e Sharif, che sarebbe il suo consigliere, non dice un cazzo per fermarlo e lui parte con il suo cavallo nano.
Anche io alle volte faccio cose che non si capisce bene perché.
Mi son trovato armato dei miei libri in situazioni assurde e incredibili.
Normalmente in quelle situazioni, se son da solo, mi chiudo nel cesso più vicino e dopo aver minto (mingiuto?) mi chiedo “ma che minchia ci faccio qui? chi me lo ha fatto fare gesù madonna?”.
In effetti anche Banderas all’inizio del film fa delle facce del tipo “ma che minchia ci faccio qui?”. Cioè, alla corte del Marajà stava sicuramente meglio. Però poi si piglia bene e fa fuori un casino di uomini-orso e prende coscienza che il poeta non può vivere tutta la sua vita in agi e in perdizione sessuale ma deve dimostrare di essere un vero uomo, un uomo completo, un uomo maturo, un uomo non scevro di coraggio e confrontarsi coi vichinghi.

A pensarci bene anche io vado in giro coi vichinghi.
Non quelli del film di Banderas, un altro genere.
E sapete chi sono i miei vichinghi?
Sono coloro con i quali io spesso faccio le avventure. Armati non di asce bipenni, spadoni e mazze chiodate ma di chitarre, contrabbassi, violini, pianoforti, sassofoni e strumenti percussivi di tutte le fogge e i tipi.

Con questo non voglio dire che queste persone musiciste sian dei vichinghi in senso negativo.
Posto che esista un’accezione negativa del termine vichingo.
Per vichinghi intendo persone coraggiose e dedite all’avventura. Alle volte anche allo spargimento di sangue. Sangue metaforico quasi sempre. Spesso il loro, di sangue.
Quasi sempre il loro.
E negli anni ne ho visti assai cadere sotto i colpi degli uomini-orso, dei draghi, degli stregoni malvagi.
Come Banderas, che partono in 13 e finiscono in 5. Almeno fin che ho visto il film. Probabilmente nell’ultima mezz’ora ne muoiono altri.

Perché il poeta arabo Banderas abbandona la corte del Marajà?
Perché si è trombato la donna sbagliata.
E io?
Vivevo anche io in una corte di piaceri inenarrabili prima di buttarmi nell’avventura con i vichinghi?
Senz’altro no.
Avrei però potuto fare una vita più agiata e meno stressante?
Probabilmente sì.
Ma questa è un’altra storia.

Mi sono dilungato con la storia di Banderas e dunque vado a chiudere senza aver raccontato nessuna delle mie ultime avventure di poeta.
Era una premessa.
Alla prossima vi racconto di quella volta che ho fatto a pugni con il drogato che teneva in braccio un piccolo cane.

Commenti

Una risposta a “Avventure di poeta N° 1 – I vichinghi”

  1. […] gli faccio la domanda brutal death metal del sogno nel cassetto, ma poi ho riletto sul tuo sito Le Avventure di Poeta con i vichinghi, e ho pensato che quelle a modo loro sono cose molto brutal. E quindi, cosa ti piacerebbe che il […]

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