Avventure di poeta N° 3 – Le bestie

La settimana passata è stata una settimana estremamente avventurosa a livello di avventure di poeta. Parliamo per l’esattezza e per coloro che mai leggessero queste righe fra decine e decine e decine d’anni, e avessero dunque a situare gli avvenimenti di cui parlerò a livello cronologico, della settimana che va da lunedì 18 a domenica 24 ottobre dell’anno del Signore Iddio Nostro Unico E Solo Creatore 2010 Dopo Cristo. Amen

Questa settimana ottobrina si è senz’altro caratterizzata da un inasprimento della temperatura fredda. Io però non ho ancora acceso il riscaldamento. Io ho il termoautonomo e lo accenderò solo quando schiatto di freddo.
Giovedì si è consumata la prima tappa di Poeti In Lizza, poetry slam alle Officine Bohemien, che abbiamo organizzato io, alessandra racca e arsenio bravuomo. “Si è consumata” normalmente uno lo dice per una tragedia. Invece non è stata per niente una tragedia la prima Lizza di Poeti In Lizza.
Una bordellata di gente è venuta a vedere gli 8 poeti e poetesse in gara. E si è da subito creata un’atmosfera calorosa e cazzuta e i poeti hanno venduto cara pelle e se guardate sul nostro blog o su feisbucco troverete delle foto che basta vederle le foto che capite l’atmosfera cosa vuol dire cazzuta.

Il venerdì poi ho fatto un reading in una libreria di Torino che si chiama Linea 451. E’ una di quelle librerie cosiddette indipendenti. A Torino ci sono alcune librerie indipendenti. Altre due librerie indipendenti sono la Massena 28 e la Gang del Pensiero. Indipendenti vuol dire che i librai che ci lavorano si fanno un mazzo a capanna se capite cosa voglio dire. Essi lavorano in media 14 ore al giorno e devono combattere contro una serie di cazzi, se capite cosa intendo per cazzi, che rende la loro vita non propriamente agevole. Uno dei cazzi in questione è che la gente non legge libri e dunque vendere un prodotto che non viene richiesto, è già di per sé un problema non da poco. Poi l’altro cazzo sono i megastore del libro che ne aprono uno dietro l’altro. In realtà molti di questi negozioni più che altro vendono Play Station, DVD e tecnologie varie. Però ci hanno pure qualche libro e si possono permettere di fare sconti della Madonna, con tutto il rispetto per la Santa Vergine che non ci entra proprio con gli sconti, comunque questi fanno gli scontoni e le piccole librerie non ce la fanno a farli così della Madonna.
Ma non volevo fare un discorso socio-economico sul mondo delle librerie.
Volevo dire che, come spesso accade nelle librerie indipendenti, il reading alla Linea 451 è andato molto bene. C’era parecchia gente. Io sono stato bravo e qualche libro è stato pure venduto. Mai abbastanza, s’intende.
Io quando faccio questi readings ci rimango sempre un po’ che mi dico: “ma come minchia è che ci sono tipo 50 persone tutte contente e poi non vendo tipo almeno 48 libri?”
Eh? come minchia è?
Vabè, comunque voglio dire che io stimo i librai indipendenti e auguro loro lunga vita e tenete duro.
Alla Linea 451 riescono pure a fare crescere le piante in cantina.
Il problema è che i librai indipendenti, a causa dello stress, a un certo punto impazziscono.
E’ un lavoro usurante.

Poi è successo che sabato io e i miei due compari d’avventura con tendenze vichinghe in senso buono, Federico Sirianni e Matteo Negrin, siamo andati a fare il Grande Fresco ad Alpignano.
Alpignano è un ridente paese a 34 minuti da Torino in macchina.
Il Grande Fresco, lo dico ad uso e consumo di coloro che leggeranno queste righe tra cento anni, era uno spettacolo di poesia e musica e canzone d’autore che io e i due signori suddetti portavamo in giro in quegli anni. Era un bellissimo spettacolo caratterizzato dalla semplicità, la schiettezza e la potenza. Ebbene sì: semplicità e potenza. Roba rara. E’ un peccato che voi che siete nati nel 2090, diciamo, non abbiate potuto goderne. Provate a vedere se c’è qualche video in giro.
Comunque, dicevo, siamo andati in questo tipico circolo di provincia e vorrei negarlo, lo sa Iddio quanto lo vorrei, ma abbiamo avuto qualche problema con le bestie.

Le Bestie

Quando si parla delle bestie bisogna senz’altro aprire un capitolo a parte. Non sto parlando di cavalli né di gatti, bensì di quella categoria di persone che per un qualche motivo, legato credo all’evoluzione biologica, ha mantenuto un forte ed intimo legame con le bestie.
Urge un esempio: prova a metterti davanti a un rinoceronte con una chitarra in mano (non il rinoceronte con la chitarra ma tu), e cantagli una canzone d’amore. Il rinoceronte riuscirà a mantenere la concentrazione e a goderne per non più di 20, massimo 40 secondi, poi svacca.
Le bestie uguale.
Il problema è dunque che tu sei lì davanti a una sessantina di esseri umani, dei quali, diciamo, 10-15 bestie, tu leggi loro una poesia o canti una canzone e, dopo massimo un minuto le bestie svaccano e iniziano a far bordello. Urlano, ridono istericamente per motivi noti solo a loro, si accoppiano sotto i tavoli. Dunque si capisce che portare a termine il discorso è durissima. S’aggiunga il fatto che il pubblico non bestia rimane fortemente infastidito ché non riesce a seguirlo bene, il discorso.

Che fare quando ti trovi le bestie?

Varie sono le teorie.
Federico Sirianni amerebbe estrarre uno shot gun da sotto la giacca.
I cabarettisti professionisti hanno una serie di tecniche interessantissime.
Riescono a domare le bestie umiliandole profondamente (le bestie amano essere soggiogate e domate).
Oppure tentano di farli interagire. Come si fa con i bambini. Così la bestia si sente importante e si cheta.
Io disprezzo.
Comunque lo spettacolo lo abbiamo portato a casa e Matteo Negrin si è mangiato pure 5 Boeri.

Ecco.
Questa è stata la settimana di avventure.
Quella che viene è altresì ricca di appuntamenti vigorosi.
Seguiteci e non vi pentirete punto.

Commenti

3 risposte a “Avventure di poeta N° 3 – Le bestie”

  1. Avatar raffaele siniscalco

    io un po’ ti amo sempre, guidocatalano!

  2. Avatar Linda
    Linda

    Sarebbe bello leggere altre avventure di poeta

  3. Avatar Beppe
    Beppe

    Io sono per umiliarle, le bestie. Magari portare una bestia sul palco farebbe così arrabbiare le altre, sue simili, che se la sbranerebbero. Qualcuno diceva : “ucciderne uno per…” averne uno in meno?
    No, dai, non sono veramente così cinico: chi non è bestia scansi la prima pietra!

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