Regalo 7 incipit per ottimi romanzi, racconti brevi o lunghi, tutta roba di qualità. Buon Natale a tutti.
Eravamo io e Mangiagallo. A un certo punto Mangiagallo fa: “Porcaputtana!” e muore. Da lì in poi iniziò tutto un sfracello di sfighe che vado a raccontarvi.
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Le guardavo le natiche, è inutile negarlo, gliele guardavo. Aveva anche un bel viso, tutto ricciolini biondi e occhi blu. Ma aveva anche le natiche. E io gliele guardavo.
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Il mio nome è Gustavo Sedano. Sono un nano gigante e ho una storia da raccontarvi.
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Mi svegliai in una stanza d’albergo. Non era il mio albergo. In effetti io non avevo mai posseduto un albergo. C’era qualcosa di strano. Soprattutto quell’uomo che mi fissava nella penombra con una bandiera del Brasile in mano. Era strano. Cercai la pistola ma la mia mano si posò su una tetta. Era la tetta sinistra di Louise. Ora iniziavo a ricordare…
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Il Vascello Intersiderale Kalus Klaus Kassius 7 uscì dall’Ultrasapzio nel momento esatto in cui mia moglie lo prendeva da dietro. Scusate. È una storia complessa. Lo prendeva da dietro da un bagnino albino di Venice Beach. Lei ci trascorreva le vacanze a Venice. Io da sei mesi ero criogenizzato in una bara di sospensione sul Kalus. Scusate. Mi vien da vomitare.
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Era notte. Anzi no, non era notte, era giorno ma sembrava fosse notte. Non che fosse importante, in effetti. I telegiornali a reti unificate avevano confermato che la fine del mondo sarebbe giunta alle 16.34 ora di New York. Il tenente Flannagaz era nudo, sul balcone di casa e si scuoteva il bischero guardando le strade in preda al caos e alla guerriglia di panico. Aveva sempre desiderato farlo. Beh, era un ottima occasione per farlo. Lo faceva.
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“Sei una stronza”, le dicevo.
“Anche tu”, diceva lei.
“Ma ti amo”, le dicevo.
“Sono stronza ma mi ami? Sei un cretino”, mi diceva.
“Anche tu sei cretina. Sei una cretina stronza. Ma sei bella”, le dicevo.
Erano i tempi in cui io e Laura ci si insultava proprio alla grande. Era un’orgia di insulti. Da mattina a sera. Non so, ci eccitava. Poi si trombava alla grande. Erano i tempi in cui ce l’avevo sempre in tiro. Grandiosi, bellissimi tempi, ragazzi.
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