quando ho portato la gatta a uccidere
ci sono andato in taxi
aveva diciott’anni
io, pochi di più
il tassista, visto il cesto mi chiedeva
e io non avevo voglia
gli dicevo la porto dal veterinario
ma non gli dicevo a uccidere
lui mi diceva che anche lui aveva un gatto
io riuscivo a non piangere
poi dopo il veterinario mi spiegava che prima la addormentava
ed io potevo stare con lei intanto che si addormentava
gli guardavo le mani mentre mi parlava
che mani aveva
grandi, forti, devastate da decenni di graffi e morsi
poi dopo mi spiegava che le iniettava il veleno
e lei non avrebbe sentito nulla perché già dormiva
poi dopo le faceva la prima puntura che mi aveva spiegato e
io e lei andavamo nella stanza d’attesa
lei doveva stare nel cesto di vimini mentre si addormentava
sulle mie ginocchia
io un po’ piangevo, mentre lei si addormentava
ma in silenzio
poi lei mi faceva un po’ di pipì sulle gambe
poi il veterinario le faceva la puntura di veleno
lei, sapete, era la mia gatta adorata
si chiamava Mimma
e aveva gli occhi blu
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