uno una volta a Milano mi ha chiamato zio

io anche la vorrei una scorta
lo so che non mi serve ma la vorrei
più per un fatto estetico, credo
ma non solo

due omòni in giacca e cravatta con gli occhiali scuri
e il filo nell’orecchiio
uno a destra, uno a sinistra
che si guardano attorno nervosi
molto alti
molto giganteschi
che mi scortano
sì mi piacerebbe, non so perché
forse è una roba di latenza omosessuale
non so
poi vabé, gradirei che picchiassero le persone che mi infastidiscono
non che di norma ci siano persone che m’infastidiscono
ma l’idea che ci siano due energumeni in giacca e cravatta
che se qualcuno m’infastidisce, lo picchiano
io lo gradirei

oppure tipo quando entro in un locale sovraffollato
tipo uno della scorta, uno solo, entra per primo
controlla che sia tutto apposto
e poi io entro con l’altro
e poi entrambi mi creano come uno spazio vitale al bancone
che io spesso ho problemi al bancone
che mi viene il nervoso che ci son quelli che stanno lì davanti
anche se hanno già il loro bicchiere in mano
e non si spostano
creano tappo
e tu non riesci a farti strada
a prendere magari anche solo un’oliva
o un pezzo di farinata
ad ordinare una bibita gassata
e questi ignoranti non si spostano mica
fan finta di niente
invece con i miei due tipi della scorta
vedi se non ti sposti
se non mi crei uno spazio vitale
ignorante

uno una volta a Milano mi ha chiamato zio
era un tamarro milanese giovane
ecco, faccio un esempio:
metti che io son lì che mi mangio il mio panino con la salciccia
e arriva un tamarro milanese giovane
e mi chiama zio
con uno spiacevolissimo accento milanese, tra l’altro
ecco, io
avessi la scorta
mi basterebbe fare un piccolo segno col dito
ma piccolo
e il giovane tamarro milanese che mi ha chiamato zio
si troverebbe improvvisamente
immediatamente
a sbattere ripetutamente
ritmicamente
la propria fronte invero poco spaziosa
contro il più vicino palo
della più vicina lanterna semaforica milanese
con il professionalissimo aiuto dei due signori in giacca e cravatta
di cui sopra

ora
lo so
lo so che questo tipo di pensieri e desideri
non mi nobilita
no, è proprio poco nobilitante
io vorrei passare alla storia come un uomo
dall’animo nobile e pacifico

che pessima, trista immagine
due omòni giganteschi in giacca e cravatta
che massacrano di botte un povero giovane tamarro milanese
solo perché si è permesso di chiamarmi zio

scusami
mio piccolo giovane nipote tamarro milanese

voglio essere il tuo zio
il tuo zio amorevole
tu hai bisogno d’amore, non di mazzate sui denti
anzi, no
siamo sinceri
tu hai certamente un gran bisogno di mazzate
ma non sarò certo io
io sono il tuo zietto

e semmai ci rincontrassimo nella misteriosa notte di Milano
a un chiosco di salamella, come la chiamate voi
t’abbraccerò
nipote mio
ti bacerò
fratello
figlio

piccolo scherzo della natura
da così poco al mondo
e con un’aspettativa di vita così breve
inutilissima creatura
nipote mio
fratello
figlio


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Commenti

5 risposte a “uno una volta a Milano mi ha chiamato zio”

  1. Avatar helen

    io ho fatto la guardia del corpo donna di roberto vecchioni con mia sorella

  2. Avatar harzack

    Poesia profetica!

  3. Avatar Paolo
    Paolo

    Epico .

    Ciao Guido !

  4. Avatar lino
    lino

    Ho letto questa e quell’altra, diciamo che mi va piacendo questa storia.

  5. Avatar wallyci

    ecco, hai dato voce – una voce che usma di miracolo – all’istinto che mi porta a tenere una catena in macchina. so che non avrò mai il coraggio di usarla, ma averla mi dà conforto.
    complimenti per le tue poesie, non ti conoscevo e mi sei stato segnalato da un amico. scoprirti è stato sorprendentemente piacevole.

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