quando ero piccolo, una notte
mi capitò una cosa bellissima
mi divertivo allora
con una lente d’ingrandimento di mio nonno
una lente rettangolare
col manico d’osso
era di mio nonno e
tutte le volte che lo andavo a trovare
in campagna
gli chiedevo se la potevo usare
lui me la dava sempre e mi diceva
“ma stai attento a non romperla”
era una lente antica
e
preziosa
andavo nel giardino e
con la lente bruciavo le cose
i raggi del sole, amplificati
divenivano come raggi laser delle astronavi dei film
potevo convogliare il raggio su una foglia
su un pezzo di carta
su un rametto
e in pochi secondi
il raggio laser infuocava l’oggetto
alle volte provavo sulla mia pelle
per vedere quanto riuscivo a resistere
e in pochi secondi il puntino luminoso
diventava come uno spillo
che mi pungeva
uno spillo incandescente che mi faceva male
e dovevo smettere
provavo anche con le formiche
ma era difficile
erano troppo veloci
e non riuscivo a bruciarle
era estate.
Una notte, dicevo
uscii nel giardino che tutti dormivano
la luna era piena
faceva fresco
non avevo sonno
il cielo era limpido
e la luna illuminava
tutto
avevo con me la lente
e provai a fare una cosa
mi sedetti nel prato
e inclinai la lente a catturare un raggio
della luna
scelsi un filo d’erba grosso
come bersaglio
fu allora che accadde
i grilli smisero di cantare
e il raggio di luna
mille volte amplificato
colpì il filo d’erba
poi
sentii qualcosa
dall’erba sentii qualcosa
“oooh che bello!”
mi spaventai, mi cadde la lente di mano
“no, non smettere, ti prego!”
era una voce piccola
dall’erba
“chi è?” bisbigliai
e poi
lei
uscì
una piccola, piccola, piccina donnina
comparve da dietro il filo d’erba
era alta come il mio pollice
aveva i capelli corti e chiari
aveva due aline trasparenti
era tutta nuda
era la prima volta che vedevo una ragazza tutta nuda
apparte mia mamma
“ti prego bambino, fallo ancora”
aveva gli occhi talmente blu…
“chi sei tu?” le chiesi
“sono la fatina dell’erba” rispose
rimasi senza parole
“ti prego bambino, fallo ancora”
allora presi la lente
e di nuovo catturai i raggi della luna
e illuminai la fatina dell’erba
ora lei splendeva tutta
e sorrideva felice
“che bello, che bello, che bellobellobelbello!”
girava su se stessa
sbatteva le ali e faceva saltini
le braccia alzate all’insù, verso il cielo
ballava contenta
poi, sempre mugolando di piacere
iniziò a volare
io tentavo di seguirla con il raggio
ma era difficile
svolazzando e caprioleggiando nell’aria
mi si avvicinò alla faccia
e mi diede un piccolo bacio
poi volò via
verso la notte
io rimasi lì
tra l’erba
con la mia lente in mano
ed una strana sensazione nel corpo
che non avevo provato mai
mi ero innamorato della fatina dell’erba
e ancora lo sono
ed ogni tanto incontro donne che le assomigliano
e per un po’ va bene
ma non abbastanza
ma
mai
abbastanza
Lascia un commento