Prologo
Era un giorno di primavera
come pochi ne concede il buon Dio
i cinque amici decisero
di andare far merenda
in un prato che sapevano
solo che quel giorno
gli Americani avevano deciso
di fare gli esperimenti atomici
proprio in quel prato
proprio in quel giorno
fu una luce
fu un vento
morirono gli uccelli
seccarono le foglie
gli scoiattoli impazzirono tutti
e anche i cinque amici non furono più gli stessi
L’uomo senza tatto
era l’uomo senza tatto
non nel senso metaforico
come dire maleducato, poco fine
lui non aveva più il tatto
lui toccava ma non sentiva
lui carezzava ma non provava
lui baciava ma…
voi v’immaginate cos’è baciare
senza sentire le sue labbra di lei
la fanciulla che voi amate?
voi v’immaginate cos’è carezzare la sua pelle
una volta liscia e morbida
adesso liscia e morbida ancora
ma voi non potete sentirla?
io non credo voi v’immaginiate
io non lo credo proprio
e meno male
L’uomo senza gusto
era l’uomo senza gusto
non nel senso metaforico
come dire grossolano
lui non sentiva più i gusti
e la pizza, il caviale, le acciughe, la panna montata
le pesche, il salame, l’insalata russa
le fragole, gli zucchini in carpione, il pandoro Bauli
per lui era tutto uguale
Dio, quando si sedeva a tavola
e la moglie gli proponeva i piatti più succulenti
i manicaretti più straordinari
le pietanze più sopraffine…
per lui era tutto uguale
e la moglie piangeva
e lui dimagriva
davanti al piatto
lo sguardo perso
insieme a tutti i sapori del mondo
L’uomo senza vista
era l’uomo senza vista
non nel senso
che casa sua non aveva finestre
era proprio cieco
siccome veduto, prima, per aver veduto
aveva veduto
adesso aveva i ricordi
nel buio assoluto della sua cecità
ricordava gli occhi della sua gatta
e il sorriso della sua ragazza
ricordava il colore degli alberi
e il movimento delle nuvole col vento
ricordava, ricordava i ricordi e ricordava
e la sua più gran paura era dimenticare
e si allenava tutti i giorni a ricordare
e spesso nel ricordo
le immagini superavano la bellezza del vero
e gli occhi della sua gatta erano di un azzurro molto più azzurro
e il sorriso della sua ragazza più sorridente di quanto fosse mai stato
e gli alberi, beh, gli alberi, alcuni erano colorati anche di colori strani
e le nuvole, lui ricordava
facevano giochi di forme
facevano treni e pipe e facce e navi e
bambini
l’uomo senza vista
per lui il momento più bello
era di notte, dormendo, sognando
che li siamo tutti uguali
che gli occhi non servono a nessuno
L’uomo senza naso
era l’uomo senza naso
non nel senso che aveva perduto il naso, ossa, cartilagini e tutto
lui non sentiva più gli odori
che uno potrebbe pensare
che rispetto agli altri quattro amici
uno potrebbe pensare che gli fosse andata bene
ma non è così
se c’era una roba che l’uomo senza naso
quando aveva ancora un buon naso
lui amava
erano i profumi, le fragranze, gli odori
lui quando incontrava una ragazza
la prima cosa, l’annusava tutta
lui prima di iniziare a leggere un bel libro
la prima cosa, aspirava l’odore buono della carta
lui adorava infilarsi un dito nelle orecchie o tra le dita dei piedi
e goderne la puzza strana e misteriosa
parlando col suo cane, un giorno
guardandolo negl’occhi
gli disse, tu non sai tu quanto t’invidio
quando ti vedo lì sul marciapiede
annusar le merde
L’uomo senza udito
urla
musica
pianto
ruggito
frenata
toc toc
risa
rutti
schiocco
frinire
rombare
sciabordio
fischio
cù cù
tic tac
pernacchia
sussurri
miagolio
boato
la voce degli uomini
lui, l’uomo senza udito
tutto ciò mai più
e la lista sarebbe assai lunga ancora
l’unica cosa buona, diceva lui
non debbo più sentire le puttanate della gente
ma dentro dentro
in fondo in fondo
a sta cosa
non ci credeva mica neanche lui
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