Stamattina mi son svegliato tardi con discreti postumi, ho acceso il computer, ho guardato su fb e ho trovato questo.
Allora poi ho risposto questo.
Tutta questa cosa nasce da questo.
Per chi non sapesse chi è Lello Voce, lui è quello che una decina di anni fa importò il Poetry Slam in Italia e pure quello che per primo al mondo ha fatto uno slam plurilinguistico.
In effetti non manca mai di ricordarle queste cose.
E fa bene perché son cose importanti.
Io, per esempio, se Lello non importava il Poetry Slam magari non ne venivo a conoscenza e non avrei mai partecipato alle decine di slam a cui ho partecipato e non mi sarebbe venuta l’idea di organizzarne uno assieme ai miei soci arsenio bravuomo e Alessandra Racca.
Sto parlando di questo.
Negli anni è successo che alcuni altri organizzatori di slam si siano imbattuti nelle ire di Lello.
Roba forte, sempre. Qualcuna la seguii da lontano e alle volte fui d’accordo con Lello.
Anche se secondo me s’incazzava troppo, ma lì è questione di temperamento.
Lello è uno che quando gli tocchi lo slam, se glielo tocchi nel modo sbagliato, diventa una bestia.
Anche in questo caso è andato bello pesante.
Alcune cose mi hanno turbato, altre mi hanno innervosito, un paio mi hanno arrabbiato (licenza poetica).
Alcune mi hanno fatto ridere, lo ammetto.
Tipo quando dice che adesso non possiamo chiedere loro di essere riconosciuti come un contest di Poetry Slam di qualche serietà.
A chi Lello?
Giuro, Lello
a chi devo farla sta domanda di riconoscimento di serietà?
A te?
Perché?
E poi perché usi il plurale, Lello?
Chi siete?
La Slam Family?
Giuro sul dio degli slammer che non mi sarebbe mai venuto e mai mi verrà da chiederti/vi un riconoscimento di alcun tipo.
Mi chiedo se Lello abbia mai letto il mio saggio “Uccidi il tuo guru”.
Dovrebbe, così ci capiamo meglio.
Poi Lello a un certo punto ci dà dentro anche sul fatto che io e i miei amichetti di merende, noi poeti no, certo non lo siamo e difficilmente lo diventeremo mai.
Ora, se uno come Lello mi dice che mi puoi fare il culo sul discorso dello Slam, io ci sto anche, che lui ha un’esperienza che io solo da imparare c’ho.
Io sarei dovuto venire a bottega da lui.
E se mai m’avesse invitato a bottega magari quando mi chiamava la Mazzantini, le dicevo, col cazzo che ci vengo.
Invece sull’essere o diventare poeta no.
Veramente, Lello
Qui io la vedo come sfida personale.
Sullo Slam, va bene, sei tu il capo.
Se mi parli dell’essere o non essere poeti, Cristo Santissimo, allora io e te ci dobbiamo incontrare tipo all’alba dove vuoi tu, chiamiamo mille persone di pubblico e facciamo uno slam di due ore e mezza io contro di te e vediamo che succede.
Oppure anche senza slam.
Anche senza poesie.
Scegli tu l’arma, Lello.
Poi, vabè, quando Lello scrive nel suo comunicato di guerra, che chi vuole continuare a partecipare ai nostri eventi è peggio per lui, lì è pesa.
Lì è ancora peggio di quando mi dice che non sono (siamo) poeti.
Questa è roba che a me mi si è gelato il sangue più di quanto gli si sia gelato a lui quando ha saputo dai suoi amici che Poeti In Lizza se la fa con la Mazzantini.
Perché Lello è uno potente, ragazzi e qui mi rischia che poi i poeti e le poetesse d’Italia, si prendono paura e dicono, minchia come facciamo adesso che Poeti In Lizza è sul libro nero di Lello?
Minchia ma guarda che Poeti In Lizza non ha ottenuto la garanzia di serietà.
Ci andiamo?
Non ci andiamo?
E se lui lo viene a sapere e poi non mi invita più ai suoi super slam plurilinguistici?
Detto questo, volevo dire che sono d’accordo con Lello che lo Slam è di tutti.
Forse un po’ più di Lello e della Family.
Ma forse non più.
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