Niente,
a un certo punto avevo paura che Lello fosse morto di incazzatura perché è scomparso dagli schermi per tipo 24 ore. Invece no, poi, per fortuna è tornato cazzuto come solo lui sa essere.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti vi invito a leggere il post precedente.
O il bell’articolo uscito ieri su “Il Riformista” a firma di Luca Mastrantonio.
Roba da prima pagina.
Purtroppo non riesco più ad apporre commenti sotto l’articolo telematico dove Lello, per fortuna si è rifatto vivo.
Riassunto delle puntate precedenti
– Dall’ottobre 2010 al febbraio 2011 Guido, Alessandra e Arsenio organizzano un poetry slam a Torino. Si chiama Poeti In Lizza. Ha un ottimo successo di pubblico e di critica.
Anche mia mamma mi fa i complimenti.
– Nel marzo 2011 una società di ultra comunicazione di Milano, la TheGoodOnes, ci chiama perché c’è un lavoro da fare. C’è poco tempo. Pochissimo. Si tratta di organizzare una performance paraslammica in vari locali di Milano per l’uscita dell’ultimo romanzo di Margaret Mazzantini (Mondadori). Il tutto sarà supportato da una campagna sui network sociali. Io la notte stessa sogno Gollum che continua a ripetere “il mio tessssssoro, il mio tessssoro, giù le mani dal mio tesssssoro bastardi”, ma non interpreto correttamente il messaggio onirico e do la colpa al kebab che mi son mangiato prima di coricarmi.
– Noi diciamo sì alla The Good e si parte.
Due giorni prima dell’evento (domenica 6 marzo) Lello s’incazza e spamma come un forsennato un suo comunicato di guerra in cui ci dà contemporaneamente delle puttane e dei puttanieri. Il Papa dello slam ci scomunica e invita tutti i puri di spirito a boicottarci per l’eternità.
– Io, Alessandra e Arsenio rispondiamo a Lello. Lui all’inizio dice ai suoi seguaci che non vale la pena di risponderci perché ci rispondiamo da soli. Io ci provo a rispondermi da solo ma non capisco la risposta e chiedo a Lello di dire la sua. Lui dice a me e Arsenio di tirare fuori i coglioni. Lo facciamo. Arsenio li ha più grossi di me. Per fortuna Lello non chiede nulla ad Alessandra.
– Un sacco di gente entra nella discussione telematica. Lello viene investito da un’ onda di commenti. Diversa gente lo piglia per il culo. Anche noi siamo criticati. Ma sempre in maniera pacata e non-violenta. Rimettiamo i coglioni a posto e si parte per Milano.
– Da lì in poi io dormo malissimo. Un incubo ricorrente: corro attraverso un terreno brullo e sassuto. Ho paura. Il cielo è nero. C’è una presenza che mi segue, mi cerca. E’ l’Occhio di Mordor che tenta di individuarmi. Mi nascondo sotto un pietrone. Sento una voce: “Il mio tesssssssssoro”. Mi sveglio urlando in una pozza di umori liquidi.
Come è andata a Milano?
Molto bene.
E’ andata molto bene.
Faticosa eh.
Siamo arrivati a Milano, chi in auto, chi in treno, chi in aereoplano. (mai capito come si scrive aereoplano).
S’arriva alla GoodOne e veniamo accolti dal Marozzi che è il capo.
Bella faccia da rocker degli anni ’70.
Ci sono dunque i ragazzi della Good e c’è una nutrita rappresentanza della Mondadori. Quasi tutte giovani donne. Ci si beve il caffè. Ci si fumano delle sigarette. Si parla di ciò che dobbiamo fare (si parla anche un po’ di te Lello, non ti preoccupare, sei penetrato), una signorina ci chiede se ci è piaciuto il libro di Margaret Mazzantini…
Il Libro di Margaret Mazzantini
Ieri sera il mio avvocato mi ha telefonato.
Il mio avvocato si chiama Aragorno.
Studio Arathorno & figli.
Mi fa: “Guido, perlamordiddio in tutto sto merdone dì quello che vuoi ma non parlare del libro di Margaret Mazzantini, se ti fanno delle domande, fingi di svenire, scappa, cambia discorso”.
Io lo capisco il mio avvocato. Il suo discorso è: se dici che ti piace, Lello e i suoi ti danno dell’ultraputtano, se dici che non ti piace, la Mondadori se ne risente e Lello ti dice che sei un arciputtano comunque.
Io però devo dirlo.
Non ce la faccio.
Non sono un critico e dio mi scampi dal volerlo diventare.
E non mi interessa fare pubblicità in questa sede a un libro che non ne ha bisogno.
Però ci ho lavorato con sto libro.
E…..Lello siediti…….mi dispiace…….mi è piaciuto.
Per fortuna, aggiungo, che se non mi piaceva erano cazzi.
Avrei dovuto accostare le mie splendide poesie a pezzi di una roba brutta.
Mi è piaciuto invece.
L’avvocato Aragorno della Arathorno & figli mi ha detto: “guarda che se dici che ti piace poi devi dire perché”.
Lo dico: il libro “Nessuno si salva da solo” racconta di una coppia, anzi una ex coppia che è stata felice, ha fatto dei bambini e ora soffre.
Soffrono anche i bambini. Soffrono tutti. Si odiano anche un po’. Mi sono parecchio identificato. Io in fatto di sofferenza amorosa c’ho un quarto Dan. Mi è piaciuto che il punto di vista non sia solo quello della donna.
Anche quello dell’uomo. E la Margaret ci riesce. Capito? Riesce a convincermi che quelle siano parole e pensieri di un uomo. E racconta l’amore che si trasforma in odio. Racconta le altezze e le bassezze. Le racconta bene. Tutto qua. Almeno io così ho capito. Il finale non ve lo dico. Non per rovinare la suspance ma perché l’ho capito poco, il finale.
Il nostro lavoro
Il nostro lavoro è stato quello di prendere dei brani del libro che funzionavano e unirli ai nostri pezzi, poesie e cose di teatro, per raccontare dal nostro punto di vista la devastazione della coppia. La Mondadori non ci ha chiesto di vedere prima il materiale. Scatola chiusa. Non me lo aspettavo.
Noi siamo tutti abbastanza ferrati sul tema e abbiamo fatto un buon lavoro.
Abbiamo girato per Milano su un pullman. I tecnici montavano l’impianto nei locali e noi si arrivava e si faceva il nostro.
Il Sirianni, domatore di folle presentava, e le coppie scoppiate si sfidavano. Non vinceva nessuno. Come nella vita vera.
I Maniaci D’amore parlavano della follia.
Io e Chiara Vallini esprimevamo l’incomunicabilità.
Arsenio e Valentina De Lisi, sesso a manetta.
Faticoso, è stato faticoso. Ma ci siamo abituati alla fatica.
Io una volta a Venezia ho fatto un reading davanti a un plotone di calciatori ubriachi veneti. Ne sono uscito vivo. Roba che la Milano da bere è un asilo nido.
Noi ci piace portare le nostre poesie, le nostre canzoni, e noi stessi in luoghi dove l’uomo non era mai stato prima. E’ un duro lavoro, Lello, ma qualcuno lo deve pur fare.
Conclusioni saluti e baci
Non vengo pagato per scrivere sti papelloni e sto iniziando a stancarmi.
Stasera ho uno spettacolo e dovrei prepararmi invece son qui che papelleggio.
Ultimamente dormo male, ho perso l’appetito e sto pensando, sotto consiglio della Arathorno & figli di denunciare Lello Voce per danni fisici e morali. (Dai, scherzo, Lello).
Io penso che il Poetry Slam sia veramente un tesoro.
Non un tesssssssoro, però.
Ho sempre creduto che fosse un ottimo modo per portare la poesia al pubblico in maniera più spettacolare. Più facile. C’è dentro la gara. Alla gente piace la gara.
Negli anni ho sentito gente che critica lo Slam perché ritiene che la poesia non sia una gara di tuffi. Vedi, ci sono tanti punti di vista.
Penso anche che lo Slam sia un’ottima occasione per i poeti. Molti sono coloro che non hanno grandi possibilità e capacità di salire su un palco e poetare davanti a un pubblico.
Ci sono addirittura poeti che fanno solo quello, a livello di performance. Solo Slam.
Io stesso agli albori frequentavo gli Slam per mettermi alla prova.
Sono pronto a essere criticato per le mie scelte.
Anche insultato.
No, non è vero, magari insultato no.
Spero di avere spiegato ciò che abbiamo fatto. Il perché e il percome.
Quando inizierò a perdere i capelli, a ingobbirmi e i miei denti inizieranno a diventare aguzzi, giuro che mollo.
In alternativa mi compro un casco nero e una spada laser.
Guido Catalano
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