ti cucirei un vestito
fossi capace
ti cucirei un vestito di poesie
mie
in modo che
quando cammini per la strada
te lo portassi appiccicato al corpo
come ti porti quella gonna e quelle calze
colorate a strisce colorate sulle gambe
ti cucirei un vestito
fossi capace
ti cucirei un vestito di poesie calde
che ti scaldassero il tuo corpo
quand’anche camminassi nella neve
quella più alta
più bianca
quella che mai
[Nota per L’Editor: Candy Candy, grullo]
sai
manco un bottone sono capace
sono un inetto
forse un maglione
all’uncinetto
fossi capace
od una sciarpa tutta rossa
e un par di guanti, posto che avanza
partendo dal gomitolo che c’ho dentro la panza
[Nota per l’Editor: oh, avanza e panza, vuoi le rime? eccotele, non mi veniva altro, che ci vuoi fare, sì, poi il congiuntivo è andato amminchia ma tu rilassati]
fossi capace
ma non lo sono
– sono un pagliaccio –
spero, prometto e giuro
cose che non so fare
e che non faccio
non mi badar bambina
non son cattivo, forse un po’ pazzo
son qui questa mattina
che sparo rime a cazzo
[N.p.E: no, “cazzo” non lo tolgo, mi dispiace, al limite non la leggo davanti ai bambini e alle signore ma “cazzo” non si tocca]
fossi capace smetterei
di bere, di fumare
e di cercar di farti innamorare
non mi badare
non ragionar di me
non mi guardare e passa
no
palle
io son capace
io sono il sarto dell’amore
ti confezionerò
un guardaroba nuovo autunno-inverno
da fare impallidire Dolce, Gabbana, Armani
e tutti quanti gli angeli all’Inferno
[ N.p.E.: si chiama finale di potenza. Se vuoi il finale in modestia te le scrivi tu le poesie. Prova a cambiare una virgola e ti spezzo tutte le dita dei piedi. Tu pensa ai refusi e agli accenti che non li so. ]
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