stanotte ho sognato che mi suonava il citofono

stanotte ho sognato che mi suonava il citofono
era Charles Bukowski
mi diceva in un ottimo italiano
“ho le birre, posso salire?”
“sali”

era proprio lui
era piuttosto alto
puzzava di birra da far schifo

“accomodati” gli dico
si siede sul letto e posa le lattine per terra
ne stappa una e beve

“non eri morto nel ’94?” gli dico
fa un rutto e dice “ sì, più o meno”, e finisce la lattina
“bevi sempre così veloce?”
“più o meno”
“com’è che sai l’italiano?”
“non so l’italiano, è che stai sognando e nei sogni c’è il traduttore automatico”
“ah, quindi tu mi senti parlare in inglese?”
“sì, più o meno”

“sei veramente brutto Charles”
“anche tu non scherzi”

prendo una lattina, la stappo, bevo, è calda
“fa schifo” faccio
“è birra” fa
“perché sei venuto?”
“c’è un cesso?” chiede
“nel corridoio”
si alza a fatica, grugnendo
va a pisciare
non chiude la porta e sento il getto potente che scroscia
acqua contro acqua
no, birra contro acqua
una pisciata interminabile
una scoreggia

si lava le mani
torna
si siede
stappa
mi guarda
“non ho idea del perché sono qua e non so chi cazzo sei” fa

“ho capito…almeno mi puoi dare qualche numero?”
“che numero?”
“di tua sorella”
“vuoi fare a pugni’?”
“magari Charles, sarebbe un onore spaccarti quella faccia da cazzo che ti ritrovi”
si alza
“in guardia nanerotto”
“nanerotto?”
“esatto, ora ti rompo” fa, e sorride

faccio a tempo a togliermi gli occhiali
poi sento il dolore
il pugno non lo vedo
lo sento
forse svengo
perché Charles è di nuovo seduto sul mio letto e beve
vedo il soffitto
sento il sangue nel naso

“mi hai rotto il naso?”
“più o meno”
mi siedo per terra
“bevi” mi passa una lattina
mi asciugo il sangue con la manica
sento un dolore cane nel naso
bevo un sorso

“perché mi hai colpito?”
“l’hai voluto tu”
“pensavo si facesse per scherzo”
“non si fa mai niente per scherzo”

“sai una cosa Charles?”
“no”
“c’è un sacco di gente che ti imita”
“alcolizzati?”
“no, poeti, che cercano di scrivere come te”
“e ce la fanno?”
“per un cazzo”
“sai perché non ce la fanno?” chiede
“certo che lo so”
“infatti”

“ti posso leggere una poesia mia Charles?”
“no”
“una corta?”
“hai del vino?”
“certo”
“prendilo”
prendo
stappo
verso
beve
bevo

“leggimela”
leggo
ascolta
finisco
sta zitto

“piaciuta?”
“puoi fare di meglio”
“dici?”
“certo”

“mi spiace tu sia morto” dico
“quanti anni avrei, oggi?” chiede
“novantuno”
“novantuno” ripete
“sei morto all’età che ha mio padre oggi”
“grazie per la notizia vitale”
“mi sfotti? mi stai dannatamente fottutamente sfottendo Charles? vuoi fare a botte?”

“no, ora devi svegliarti”
“grazie della visita Charles”
“grazie del vino”
“dammi un consiglio”
“prendi qualcosa di forte per il mal di testa e non usare mai le fottute parole fottutamente o dannatamente”

apro gli occhi
dentro il mio cranio
un plotone di percussionisti cocainomani in botta
il naso tappato
sono le due e mezza nel pomeriggio

un argano
ci vorrebbe un argano
un fottuto argano per tirarmi su da questo letto

il mio corpo pesa come una dannata Cadillac ripiena di sterco di cavallo


Pubblicato

in

da

Tag:

Commenti

Una risposta a “stanotte ho sognato che mi suonava il citofono”

  1. Avatar mark
    mark

    oh. non so chissei ma questa, a parte certe scritte da bukowski, è la più bella poesia di bukowski che abbia letto. vedo, quasi, il suo grugno che sbocca e ride.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


+ 9 = quindici