quello dello Zelig
mi dice che non ho i tempi comici, mi dice
mi dice che scrivo roba lunga
e che non fa molto ridere
effettivamente, penso
io non sono un comico
mi dico
e che ci faccio qui?
davanti a sto tipo
che poi mi dice che la poesia sull’omosessualità che ho letto poco prima
sembra una roba che io voglio spiegare l’omosessualità
e sembra che io voglio spiegare le cose
e che loro ce l’hanno già uno che fa le poesie da ridere
che è uno che ha venduto, tipo, già seicentomilioni di libri
con le sue poesie che fanno ridere
e intanto io guardo questo tipo dello Zelig
e mi sembra anche un po’ omosessuale
e mi dico tra me e me, magari non dovevo leggere proprio quella, mi dico
e lui intanto parla e parla per dirmi che io non vado bene
che loro ce l’hanno già quello che scrive brevi e bellissime e comicissime poesie
che vende, tra l’altro un fottio di libri
che non mi ricordo il nome
e insomma questo dello Zelig parla e parla
per dirmi poi alla fin fine che io con loro non centro un cazzo
ma che se voglio ritornare fra qualche tempo
magari con della roba nuova
magari con della roba con delle battute
perché la mia roba, praticamente non è che ha grandi battute
magari posso tornare e proporgliele
e allora io mi sento in imbarazzo
e mi chiedo ma cosa cazzo ci faccio qui
davanti a sto tipo dello Zelig
che poi loro ce l’hanno già quello che scrive e legge le poesie con delle battute esilaranti
e che vende, tra l’altro un fraccalemme di libri in tutte le librerie
e io
non lo nego
ci rimango anche un po’ male
che secondo me io scrivo delle poesie carine
anche se magari mica con tutte queste battute
e lì ci sono andato perché mi son detto
magari se mi prendono allo Zelig
magari poi vado alla tele
e anch’io poi vendo un sacco di libri e divento ricco
da questa esperienza ho capito
che devo iniziare a scrivere poesie più brevi
più comiche
che non parlino dei finocchi
e che non spieghino un cazzo
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