stavo giocando ad acchiapparella da solo
cioè scappavo e mi inseguivo
ero consapevole dell’impossibilità
di riuscire ad acchiapparmi
e contemporaneamente mi era impossibile fuggirmi
era una minchiata
e lo sapevo
ma lo facevo
e lo facevo da ore
madido di sudore
bestemmiavo
correvo in tondo
dritto
a zigo zago
urlando “t’acchiappo, t’acchiappo!”
rispondendo “non mi prendi, non mi prendi!”
“invece sì!”
“invece no!”
“invece forse!”
“invece mai!”
“invece dai!”
“invece un cazzo, non m’acchiapperai!”
a un certo punto
scappando inseguendo
correndo ansimando
schiacciai la mano di un madonnaro
che stava disegnando una madonna
sul pavimento
smadonnò
“scusa” dissi
“mi hai rotto i diti!” disse
“non lo feci apposta”
mi sedetti vicino a lui
“fammi vedere la tua mano” dissi
me la porse
“aiaiai” dissi
“mi sa che son rotti” dissi
“eh sì” disse
“mi dispiace non ti vidi” dissi
“e mò come faccio a continuare la mia madonna?” chiese
guardai l’opera madonnesca
era bellissima
era una giovane bellissima madonna
dagl’occhi tristi
come solo gl’occhi di madonna
guardava il suo bimbetto gnudo
tenendolo tra i bracci
e lo guardava e si capiva che sapeva
e lo guardava sorridendo triste
“bello questo sorriso triste” dissi al madonnaro
“grazie” rispose tenendosi la mano dolorante nella mano
e aggiunse “scusa ma cosa stavi facendo prima? sembrava che giocassi ad acchiapparella da solo”
“in effetti sì, è così” dissi
“è divertente?” chiese
“no, fa schifo” risposi
“perché lo fai allora?”
“non so”
tacque
tacqui
poi
“senti” dissi
“sì?” disse
“vuoi che te la continuo?”
“cosa?”
“la madonna”
“sei capace?”
“no”
“fai pure”
m’inginocchiai
presi i gessi
“posso fare un albero?” dissi
“fai”
feci l’albero
“una casa?”
“fai”
“posso fare una città?”
“falla”
feci un albero, una casa, una città
“il mare?”
“dai fallo”
“vorrei fare la luna e il sole”
“entrambi?”
“sì”
“falli”
li feci
“ecco” dissi ammirando l’opera “che ne dici?”
“manca qualcosa” disse
“è vero” dissi “nuvole, persone, gatti”
“esatto”
feci le nuvole, le persone, i gatti
“ora?” chiesi
“ancora” disse
“un treno? il vento? montagne e laghi”
“sia”
feci il treno, il vento, i laghi e le montagne”
“ora è perfetta” disse
“lo è” ammisi
lo salutai
andai
senza più correre, fuggirmi ed inseguirmi
dopo aver fatto trenta passi mi girai
“curati i diti” dissi
mi sorrise mostrando il dito medio
risposi uguale con il medio mio
e me ne tornai a casa
con tutta una strana sensazione di felicità
che non ero mica abituato
ma c’era
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